Metastasi del tumore al seno
Le metastasi del tumore al seno colpiscono con maggiore frequenza alcuni organi come le ossa (in particolare quelle della colonna vertebrale, del bacino, dei femori, delle costole e della teca cranica), i polmoni, la pleura, i linfonodi, la pelle, il fegato, e, più raramente, il cervello.
Tumore al Seno, perché si formano le Metastasi
La malattia metastatica, pur essendo in circa il 90% dei casi la causa principale di mortalità per cancro al seno, rappresenta ancora oggi uno dei processi più enigmatici nella biologia oncologica.
La progressione metastatica è stata studiata e distinta in più fasi: invasione, intravasazione (invasione di cellule tumorali attraverso la membrana basale di un vaso sanguigno o linfatico), disseminazione ematogena, stravaso e semina in siti distanti, formazione di micrometastasi e, infine, crescita metastatica. Non risulta, però, ancora chiaro in quale fase dello sviluppo tumorale il tumore primario diventi metastatico.
Il cancro al seno è il tumore maligno più comune nelle donne in tutto il mondo: sebbene la previsione nella fase iniziale del cancro al seno prima della metastasi possa aumentare il tasso di sopravvivenza, il cancro al seno viene spesso scoperto o diagnosticato dopo che le metastasi si sono già manifestate.
La prognosi della Paziente a 5 anni è strettamente correlata alle metastasi: perciò, comprendere la natura e il meccanismo delle metastasi del cancro al seno potrebbe facilitare lo sviluppo di terapie mirate incentrate su tali lesioni.
Cosa sono le metastasi
Le Metastasi [dal greco meta (al di là – oltre) e stasis (posizione)] rappresentano la replicazione del Tumore primitivo (maligno!) in organi differenti da quello originario. In particolare alcune cellule acquisiscono la capacità di allontanarsi dal cancro ove sono cresciute per riprodursi altrove: ogni tumore presenta delle localizzazioni preferenziali ma in alcuni casi non è possibile individuare quello originario che, per tale motivo, viene definito “cancro occulto”.
La presenza e l’invasività delle Metastasi rappresenta un parametro fondamentale (soprattutto per la valutazione di eventuali possibilità terapeutiche) della nota Classificazione T.N.M., oltre che criterio necessario per definire un tumore “in fase avanzata” o per classificarlo in “Stadio IV”.
Quando un tumore al seno sviluppa metastasi
Un tumore sviluppa metastasi nel momento in cui le cellule centrali della neoplasia che hanno dato origine al tumore stesso (cosiddette Cellule Staminali del Cancro Mammario o CSC) subiscono una trasformazione da cellule epiteliali (proprie dei tessuti di rivestimento) a cellule mesenchimali (cellule primitive che possono trasformarsi in tipi diversi di cellule), acquisendo proprietà più metastatiche ed invasive.
Tale fenomeno è stato definito come transizione epiteliale-mesenchimale, che si basa su modifiche della composizione dell’apice cellulare e che risulta regolata da vari fattori di trascrizione (che controllano le informazioni tra il DNA e l’RNA cellulare).
Tali nuove cellule degradano la matrice extracellulare, aderiscono al substrato e successivamente si introducono nei vasi sanguigni o in quelli linfatici, resistendo alla difese immunitarie ed invadendo organi distanti.
Raggiunto il sito secondario tali cellule ritornano di tipo epiteliale tramite un fenomeno (inverso) denominato transizione mesenchimale-epiteliale, colonizzando la nuova sede per generare tumori secondari.
Dove si formano le metastasi del cancro al seno
Le metastasi si sviluppano, generalmente, attraverso una delle tre principali vie: sangue, sistema linfatico e cavità corporee (via ematogena, linfatica e transcelomatica). La diffusione metastatica delle cellule tumorali dipende da vari fattori come l’anatomia, la fisiologia e le caratteristiche molecolari del tumore primario.
Nella maggior parte dei tumori, la disseminazione delle cellule tumorali avviene prevalentemente per via ematogena. Tuttavia, nel caso dei tumori al seno, anche il sistema linfatico è utilizzato per la disseminazione delle cellule tumorali.
Secondo le più recenti casistiche il tumore mammario, escludendo i linfonodi, metastatizza prevalentemente alle ossa (con % tra il 30 ed il 60%), ai polmoni ed alle pleure (21-32%), al fegato (15-32%) ed al cervello (4-10%). Non rare altre localizzazioni.
È stato segnalato come le metastasi ossee siano prevalentemente correlate alle neoplasie tipo Luminale A ed, a seguire alle neoplasie Luminale B ed HER2+, mentre una minore frequenza sia attribuibile alle neoplasie TNBC. L’aspettativa di vita in caso di metastasi ossee risulta, in media, di poco superiore ai 2 anni. Le ossa maggiormente coinvolte sono il bacino, la colonna, i femori, le costole, la teca cranica ecc.
Le metastasi polmonari (e pleuriche) giustificano circa il 60% dei decessi, risultando più frequenti nelle Pazienti con TNBC, le quali risultano anche maggiormente positive per EGFR, Luminale A e, con tassi minori, per Luminale B ed HER2+.
Le metastasi epatiche, meno frequenti delle precedenti, presentano prevalenti, tra i vari sottotipi molecolari, Luminal A e HER2 +.Sebbene le Pazienti con TNBC mostrino minori possibilità di metastasi epatiche, in queste Pazienti ne è stata riportata una prognosi peggiore. È stato riportato che le metastasi epatiche risulterebbero minime nel caso di Pazienti con carcinoma B Luminale.
Nelle metastasi cerebrali i sottotipi di carcinoma mammario basale e HER2 + presentano un’elevata incidenza rispetto ad altri sottotipi. Le pazienti con carcinoma mammario luminale mostrano il minor numero di casi di metastasi cerebrali. È stato riportato come il tasso di sopravvivenza sia inferiore a 2 mesi dopo lo sviluppo di metastasi cerebrali.
Deve però essere segnalato come, anche se inizialmente le metastasi presentano le stesse caratteristiche biologiche e molecolari del tumore primitivo, con il passare del tempo queste possono cambiare, rendendo magari necessaria una nuova valutazione molecolare, vedendo modificate le possibili risposte terapeutiche ai singoli gruppi di farmaci.
Metastasi del tumore al seno, quali sono i sintomi
In caso di metastasi ossee i sintomi sono riferibili sia alle lesioni ossee (dolore severo, fratture ossee, importante limitazione funzionale con possibile perdita funzionale ecc.) che alle sue complicazioni (compressione del midollo spinale e\o dei nervi periferici, disfunzioni del midollo osseo con anemia e riduzione delle cellule sanguigne ecc.).
In caso di metastasi polmonari (e pleuriche) i sintomi sono riconducibili soprattutto all’insufficienza respiratoria, provocata da versamenti pleurici, addensamenti polmonari ecc., oltre che complicazioni infettive (soprattutto polmoniti). Frequenti anche tosse e dolori toracici.
In caso di metastasi epatiche i sintomi possono variare dal dolore in sede epatica alla distensione addominale, da sintomi gastro-intestinali (nausea, vomito, diarrea ecc.) a sintomi epatici stretti (ittero, edemi ed ascite da ridotta produzione di proteine, sanguinamenti ecc.).
In caso di metastasi cerebrali i sintomi possono coinvolgere sia il versante neurologico (epilessia, deficit tipo paralisi, disturbi della vista, cefalee ecc.) che quello psichico (tipo turbe della coscienza, confusione, allucinazioni ecc.).
Sono inoltre presenti vari disturbi generali, che vanno dal dimagramento al dolore (acuto e cronico), dall’astenia all’anoressia ecc., sicuramente aspecifici ma che peggiorano in presenza di metastasi tumorali.
Quanto tempo ci mette un tumore ad andare in metastasi?
Non esiste una vera e propria tempistica seguita dai tumori per dare origine alle metastasi. Le metastasi possono formarsi dopo alcuni anni dalla comparsa del tumore primario ma in alcuni casi (es: metastasi ossee) possono manifestarsi anche parecchi anni dopo l’apparente guarigione del tumore primario. Le stesse metastasi possono recidivare una volta rimosse chirurgicamente. Esistono alcune variabili che potrebbero influenzare una eventuale tempistica: età di insorgenza e caratteristiche genetiche e molecolari del tumore nonché condizioni cliniche e immunologiche della Paziente.
Quali sono le metastasi più pericolose
Come segnalato le metastasi più pericolose in termine di mortalità generale sono quelle polmonari, che giustificano ben il 60% dei decessi per metastasi da tumore mammario.
Ma la pericolosità può essere anche correlata alle complicazioni locali delle neoplasie, soprattutto quelle ossee e cerebrali.
Recenti studi avrebbero però individuato nelle metastasi cerebrali quelle più pericolose, in quanto le cellule tumorali di origine mammaria, una volta giunte a livello cerebrale, si posizionerebbero a livello delle sinapsi (zona di connessione funzionale tra 2 cellule nervose), ricevendo un ulteriore stimolo alla proliferazione. Pericolose, per la estrema brevità dell’aspettativa di vita cui danno origine, le metastasi epatiche.
Quanto si vive con tumore al seno metastatico?
La presenza di metastasi rappresenta la prima causa di riduzione di sopravvivenza per tutti i tumori. Nel caso del tumore mammario metastatico (che colpisce oggi poco meno di 40.000 donne in Italia) la percentuale di sopravvivenza appare negli ultimi anni in crescita.
Questo grazie ai progressi nella conoscenza di questo tumore e nell’utilizzo di nuovi trattamenti, i cui risultati permettono, non più raramente, di individuare Pazienti che vivono anche oltre 10 anni dalla diagnosi.
Fondamentale risulterà la sensibilità alla terapia utilizzabile in questi casi (ormonoterapia, chemioterapia, terapia mirata o a bersaglio, bifosfonati nel caso di metastasi ossea). In generale sono i “tumori triplo negativi” ad essere quelli con la prognosi peggiore, che diventa ancor più severa nei casi con metastasi cerebrali.
Quali esami evidenziano le metastasi del tumore al seno
Per fare diagnosi di metastasi risultano, innanzitutto, la raccolta anamnestica nonché una visita medica, che possono far sospettare la presenza di qualche novità clinica. Indirizzati dalla sintomatologia clinica risulteranno necessari vari accertamenti, in particolare:
- Esami di laboratorio (che possono evidenziare un quadro anemico, presenza di alterazione degli enzimi epatici, della bilirubina e delle proteine plasmatiche, della funzionalità renale, nonché eventuali movimenti dei markers oncologici ecc.)
- Ecografie, specie dell’addome e del torace
- Radiografie del torace, broncoscopia ecc.
- Radiografie dei segmenti ossei (bacino, colonna, teca cranica ecc.), successivamente integrate da RMN
- Tac o RMN Cerebrale (in caso di sospetto a livello cerebrale)
- Aspirazione di liquidi organici da analizzare (specie alla ricerca di eventuali cellule neoplastiche): paracentesi, toracentesi, rachicentesi ecc.
- Esami ancora più specialistici: scintigrafia ossea e PET (Tomografia ad Emissione di Positroni)
- Ecc.
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Autore: Dr. Gian Carlo Giuliani
Bibliografia
Ultima modifica 1 Agosto 2023