Radioterapia per il tumore al seno
La radioterapia al seno rappresenta una delle principali terapie utilizzabili nel trattamento dei tumori della mammella, consistente nell’utilizzo di radiazioni ionizzanti per la cura delle lesioni cellulari e dei linfonodi.
Utilizzata da oltre un secolo, la radioterapia ha visto evolvere tecniche e protocolli di utilizzo, venendo attualmente utilizzata in combinazione con le altre terapie (chirurgia, chemioterapia, ormonoterapia ecc.).
Si stima pari all’80% la percentuale di pazienti che necessitano (anche) di un trattamento radioterapico tra quelle affette da un tumore mammario.
Come funziona la radioterapia per il tumore al seno
Le radiazioni ionizzanti risultano efficaci nel danneggiare il patrimonio genetico (DNA) delle cellule tumorali bersaglio del trattamento, danneggiandone così la capacità cellulare di replicarsi ulteriormente e determinandone la morte, riducendo di conseguenza la massa tumorale.
Pur essendo sempre più sofisticata e di precisione, la radioterapia non è in grado di riconoscere le cellule tumorali da quelle sane (che sono in parte in grado di difendersi), potendo così provocare in queste ultime dei danni, generalmente transitori e riparabili.
La radioterapia può risultare curativa, ablativa, adiuvante o palliativa ecc.
In quali casi di tumori al seno è indicata la radioterapia
Nel caso della neoplasia mammaria la radioterapia viene prevalentemente utilizzata dopo il trattamento chirurgico.
Le indicazioni a tale trattamento sono rappresentate dalle dimensioni della massa >5 cm, dall’infiltrazione cutanea o del muscolo pettorale, dai margini positivi, dal carcinoma infiammatorio e dall’interessamento linfonodale.
La radioterapia risulta indicata nei carcinomi infiltranti e nel carcinoma duttale in situ.
La radioterapia può precedere od accompagnare l’eventuale chemioterapia, iniziando preferibilmente entro le prime 8 settimane dall’intervento chirurgico.
Il trattamento radiante viene utilizzato nella prevalenza dei casi di carcinoma mammario invasivo sottoposto a terapia conservativa poiché riduce il rischio di recidiva locale e di mortalità.
Obiettivi del trattamento non sono solo i tessuti mammari residui ma, a seconda della stadiazione della neoplasia, anche i linfonodi regionali ed eventuali metastasi trattabili.
Controindicazioni alla radioterapia per il tumore al seno
Controindicazioni assolute al trattamento radioterapico per il tumore al seno sono soprattutto la contemporanea gravidanza e l’impossibilità al mantenimento delle posture necessarie durante le sedute.
Malattie autoimmuni, precedenti trattamenti radianti nella stessa sede e presenza di severe malattie cardio-respiratorie rappresentano le principali controindicazioni relative.
Tipi di radioterapia per il seno
La radioterapia trova varie applicazioni nel trattamento del tumore mammario:
- Intraoperatoria
- Dopo terapia conservativa: fa ormai parte del trattamento, utilizzata per eliminare eventuali focolai non raggiunti dalla chirurgia e per ridurre il rischio di recidive
- Dopo terapia invasiva: indicata nei casi di infiltrazione cutanea, neoplasie >5 cm o infiammatori o dai margini infiltrati
- Trattamento di recidive loco-regionali
- Trattamento di metastasi: prevalentemente a livello osseo e cerebrale (ma anche a livello epatico e polmonare, se di limitate dimensioni), il cui obiettivo principale è il miglioramento della Qualità di Vita.
Queste le principali tipologie di radioterapia utilizzate per il trattamento del tumore della mammella:
Radioterapia intraoperatoria (o IORT): in tale protocollo una dose di radiazioni viene somministrata una volta rimossa la massa tumorale, potendo risultare come l’unica somministrazione programmata o l’anticipazione dei cicli successivi.
Tale procedura è applicata soprattutto nelle pazienti con neoplasia in stadio iniziale, intensificando l’effetto terapeutico della chirurgia, riducendo le dosi di radiazioni programmabili e riducendo il rischio di sviluppo o crescita di cellule tumorali in attesa del trattamento post-operatorio.
La IORT necessita sale chirurgiche dotate di particolari schermature di protezione, non risultando, per tale motivo, praticabile ovunque.
Brachiterapia (radioterapia interstiziale): deriva dal termine greco brachys (corto), significando terapia da vicino o ravvicinata: si esegue, infatti, introducendo la sorgente radioattiva in forma sigillata direttamente nel tessuto neoplastico o nelle sue immediate vicinanze.
Rispetto alla radioterapia a fasci esterni ha minori effetti collaterali, venendo utilizzata come adiuvante dopo l’intervento chirurgico o come palliativo nelle malattie avanzate.
La brachiterapia utilizzata è del tipo temporaneo ed HDR (ad alto dosaggio), eseguibile ambulatorialmente. L’APBI rappresenta una tecnica di brachiterapia di Irradiazione accelerata parziale della mammella, utilizzata da sola, con emissione delle radiazioni in prossimità del tumore residuo.
La tecnica consiste nel posizionare dei tubi di plastica flessibili (cateteri) nel petto, dispositivi che permetteranno la somministrazione (due volte al giorno a distanza di almeno sei ore, cinque giorni la settimana per una, massimo due settimane) di radiazioni, in maniera sicura ed efficace, tramite una apposita macchina (after-loader) sotto guida di un computer.
In tal modo la radiazione arriverà nella zona della neoplasia senza raggiungere tessuto mammario sano od altri tessuti. Di non recente introduzione è l’utilizzo del MammoSyte®, sistema che prevede l’impianto di un dispositivo brachiterapico molto semplificato nella cavità creata dalla nodulectomia tramite un palloncino, nella quale viene inserita una sorgente radioattiva.
Radioterapia a fasci esterni (o transcutanea): rappresenta la tradizionale radioterapia, anche se i progressi compiuti negli ultimi anni ne hanno migliorato indicazioni, risultati e ridotto gli effetti collaterali.
In tale terapia la fonte delle radiazioni è esterna al corpo umano, generalmente rappresentata da un’apparecchiatura denominata acceleratore lineare (LINAC), che irradia con raggi X la zona tumorale interessata dall’esterno e non all’interno.
Il trattamento deve cominciare entro le prime 4-6 settimane del post-operatorio e non superare una attesa di 8 settimane, salvo complicazioni cliniche correlate all’intervento (es: ferita infetta). Dalle 3 alle 6 settimane la durata del trattamento.
I casi a più elevato rischio di recidive possono beneficiare di una dose extra (boost). La paziente si posiziona sul lettino, circondato dall’apparecchiatura, rotante e dotata di un sistema di lamelle che permettono ottimali schermature delle radiazioni. Attualmente quella più utilizzata è la tecnica denominata 3D-CRT (Conformal RadioTherapy in 3Dimensions), che consiste in una radioterapia a fasci esterni dove l’obiettivo del trattamento è di concentrare ed aumentare la dose ad un volume target tridimensionale (cm³), minimizzando la dose agli organi circostanti, a rischio anch’essi.
Il trattamento consta di brevi sedute giornaliere 5 giorni la settimana per una durata imposta dalla tipologia del suo obiettivo (curativo o palliativo), dalle condizioni della paziente, dalla tipologia, dalla diffusione del tumore, dalla comparsa di effetti collaterali ecc.
Quando inizia il trattamento radioterapico al seno
Come precedentemente detto, generalmente, entro le 8 settimane dall’intervento chirurgico, salvo complicazioni locali, ma preferibilmente tra le 3 e le 6 settimane.
Dove si esegue la radioterapia per il tumore al seno
Il trattamento radioterapico per il tumore al seno si esegue presso i servizi di medicina nucleare, ambulatorialmente in strutture sanitarie di riferimento, ove è possibile essere seguiti da vari professionisti della salute, tra cui il medico radioterapista oncologo, il fisico medico, il tecnico di radiologia ecc.
Pianificazione del trattamento radioterapico
I fasci di radiazione non sono improvvisati o standardizzati, bensì sono definiti sulla base della volumetria del tumore, permettendo di colpire le cellule tumorali con dosaggi maggiori e le cellule sane con dosaggi minori. Il bersaglio da trattare e colpire viene identificato tramite una definizione tridimensionale con la Tomografia Assiale Computerizzata, che non invierà radiazioni ma raccoglierà dati ed immagini del tumore. Tale procedura viene definita “di centraggio” (e “fase di simulazione”), in quanto serve per stabilire con estrema precisione la zona da irradiare, la direzione dei fasci radioattivi, le dosi da somministrare e quant’altro necessario per il trattamento. Tale zona viene evidenziata sulla pelle tramite tatuaggi a inchiostro di china.
Come vestirsi per la radioterapia al seno
È bene indossare preferibilmente indumenti di cotone, lino, fibre naturali, a diretto contatto con la cute irradiata.
Evitare di indossare abiti stretti e attillati (non devono provocare pressioni, soprattutto gli indumenti intimi come il reggiseno).
Come si esegue una seduta di radioterapia
La paziente viene accompagnata nella sala di trattamento adeguatamente schermata (bunker), viene posizionata sul lettino nella posizione predefinita per il trattamento.
Successivamente la paziente rimane sola e la seduta di radioterapia può iniziare.
Quanto dura la seduta di radioterapia
Generalmente la durata effettiva della seduta di radioterapia per il tumore al seno è di pochi minuti, ma a questi deve essere aggiunto tutto il tempo dedicato alla preparazione personale, al raggiungimento della sede e l’attesa del trattamento, oltre che all’osservazione successive e ad eventuali visite mediche.
Quante sedute di radioterapia si eseguono
A seconda del protocollo definito le sedute possono durare orientativamente 1 settimana (rachiterapia) o dalle 3 alle 6 settimane (radioterapia transcutanea)
Come ci si sente durante la seduta di radioterapia
È bene ricordare come la radioterapia non sia di per sé dolorosa ma anche come transitori disturbi generali, uno stato d’ansia, di depressione o di rabbia e di preoccupazione possano accompagnare la seduta.
Come ci si sente dopo la radioterapia al seno
Dopo la radioterapia possono presentarsi astenia e facile stancabilità, oltre vari sintomi emotivi, sia in negativo (ansia, rabbia, depressione ecc.) che in positivo (soddisfazione per aver concluso un altro trattamento e per non avere avuto sintomi o disturbi vari).
Effetti collaterali della radioterapia per il tumore al seno
Generalmente gli effetti collaterali della radioterapia (come di ogni terapia) risultano differenti da paziente a paziente oltre che dipendere da tipo e durata del trattamento.
A dominare l’astenia (in parte correlata ad una limitata anemia) oltre che infiammazioni, arrossamenti, vesciche o desquamazione delle zone cutanee trattate.
Può comparire prurito, perdite di peso, dolore al seno, nonché mal di gola e turbe della deglutizione.
Generalmente tali disturbi possono cominciare dopo le prime sedute, durando fino ad alcune settimane-mesi dopo il trattamento.
Non sono da escludere danni più importanti a distanza, tipo indurimento della sede irradiata, linfedema, polmonite da raggi e danni cardiaci.
Rare le fratture, i danni nervosi e le recidive oncologiche.
La dieta da seguire durante i cicli di radioterapia al seno
Risulterà importante una adeguata assunzione di liquidi, oltre che una dieta varia e ricca di proteine.
È possibile continuare a lavorare nei periodi di radioterapia?
Nel caso non compaia una invalidante astenia, è possibile svolgere una leggera attività lavorativa, se non stressante sul piano fisico e\o su quello fisico.
Aspettative di vita dopo la radioterapia
Le aspettative di vita dopo la radioterapia per il tumore al seno dipenderanno innanzitutto dal tipo di neoplasia diagnosticata e dalle risposte ai suoi trattamenti.
Ad oggi è noto come la sopravvivenza a cinque anni della diagnosi del tumore mammario risulti pari all’87%, che una donna su 8 sarà variamente colpita da tale patologia e come la mortalità generale sia in lenta ma progressiva diminuzione.
Chi fa la radioterapia può stare in contatto con altre persone?
La radioterapia esterna non rende il corpo radioattivo, non impedendo il contatto con le altre persone.
Teoricamente più problematica la radioterapia interna, in quanto nel corso delle prime sedute possono essere emesse delle radiazioni, non pericolose, non impedendo isolamenti ma consigliando prudenza nei contatti umani.
Quanto tempo ci vuole per riprendersi dalla radioterapia?
Si identifica in alcune settimane o mesi il tempo necessario per una totale ripresa psico-fisica, salvo i pochi casi in cui compaiono eventi avversi più duraturi o cronici.
Come cambia il seno dopo la radioterapia
Nel post-radioterapia il seno residuo trattato potrà apparire prevalentemente di dimensioni ridotte, consistenza aumentata ed aspetto deformato.
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Autore: Dr. Marco Cantele
Bibliografia
Ultima modifica 1 Agosto 2023