Terapia ormonale per la cura del tumore seno
La terapia ormonale, o ormonoterapia, rappresenta una delle possibilità terapeutiche mediche nel trattamento farmacologico del tumore al seno.
Cosa è l’ormonoterapia
L’ormonoterapia in pratica consiste nella somministrazione di farmaci che hanno a che vedere con i meccanismi ormonali correlabili con formazione e crescita di tale neoplasia: come noto il tessuto mammario è dipendente dagli ormoni estrogeni e tale carcinoma (sia nella versione primaria che in quella metastatica) può mantenere questa caratteristica.
La valutazione dei recettori cellulari ad estrogeni e progestinici (dove aderiscono gli ormoni per entrare nella cellula) è la modalità idonea per valutare tale dipendenza.
I risultati terapeutici indicano che nei casi con positività dei soli recettori agli estrogeni una risposta favorevole si può ottenere nel 30% mentre che nei casi di positività sia agli estrogeni che ai progestinici la risposta favorevole raggiunge il 70%.
Solo pari al 5% la risposta favorevole nei casi di assenza recettoriale.
A cosa serve la terapia ormonale per il tumore al seno
L’ormonoterapia serve per ridurre la possibilità che i tumori mammari dotati di recettori per gli estrogeni (ER+) si ripresentino dopo un intervento chirurgico od altre terapie mediche (radio e chemioterapia), potendo essere anche utilizzata per ridurne la massa prima dell’intervento stesso.
Il trattamento adiuvante quinquennale delle donne con carcinoma mammario positivo per i recettori degli estrogeni (ER) con (ad esempio) il tamoxifene riduce la mortalità per carcinoma mammario di circa un terzo ogni anno, indipendentemente dall’età, dall’uso della chemioterapia, dallo stato del recettore del progesterone o da altre caratteristiche del tumore.
Come funziona l’ormonoterapia per il tumore al seno
I meccanismi d’azione dei farmaci che intervengono nell’ormonoterapia sono prevalentemente tre:
- Ridurre l’influenza degli estrogeni sulla cellula mammaria (cosa possibile tramite la somministrazione di farmaci anti-estrogeni)
- Ridurre la produzione degli estrogeni, tramite l’enzima (aromatasi) che trasforma gli androgeni (ormoni maschili) in estrogeni (farmaci inibitori dell’aromatasi)
- Inibire la produzione ovarica degli ormoni estrogeni (farmaci analoghi dell’LHRH), producendo un’amenorrea correlata ad un rischio ridotto di recidive
Quali sono i tumori ormono-dipendenti
Circa il 70% dei tumori mammari sono dotati dei recettori per gli estrogeni, per il progesterone o per entrambi.
Quelli che ne sono privi vengono definiti triplo negativi, risultando i più difficili da trattare, i più aggressivi e quelli maggiorente implicati nello sviluppo delle metastasi.
Tipi di terapia ormonale per il tumore al seno
Antiestrogeni: gli estrogeni agiscono a livello delle cellule mammarie legandosi ai recettori e tale legame risulta in grado di stimolare la cellula, anche nella replicazione, potendo così aumentare la malattia.
Inibitori dell’aromatasi: tale enzima è presente nel fegato, nei muscoli e nel tessuto grasso ed è in grado di trasformare con reazioni chimiche gli ormoni maschili (androgeni) in ormoni femminili (estrogeni). Gli inibitori dell’aromatasi risultano in grado di bloccare tale trasformazione.
Farmaci analoghi dell’LHRH: si tratta di farmaci che bloccano la produzione dell’ormone denominato luteinizzante (LH), prodotto a livello dell’ipofisi (ghiandola situata alla base del cervello), che ha l’importante compito di controllare e regolare le attività delle altre ghiandole umane (tiroide, ovaio ecc.).
Tale ormone stimola le attività delle ovaie nella donna e del testicolo nel maschio. Bloccando la produzione di LH, si ottiene un blocco nella produzione degli estrogeni da parte delle ovaie.
Pianificazione del trattamento
La pianificazione del trattamento con ormonoterapia prevede una specifica personalizzazione delle cure, basata non solo sulle caratteristiche della neoplasia ma anche e soprattutto della paziente.
In particolare fondamentale risulta la ricerca e la valutazione dei recettori per gli ormoni femminili (estrogeni e progestinici): senza il loro riscontro l’ormonoterapia non è programmabile.
Una volta individuata l’utilità dell’ormonoterapia, l’oncologo dovrà deciderne il suo utilizzo in fase post-chirurgica e\o anche in fase pre-chirurgica, valutando inoltre la possibilità di una combinazione con le altre terapie mediche (chemio e radioterapia).
Per la scelta del trattamento specifico da somministrare dovranno, infine, essere valutate la presenza di controindicazioni od effetti collaterali specifici per ogni farmaco.
In caso di premenopausa il tumore mammario precoce ER+ può essere trattato con tamoxifene per almeno 5 anni (se compare menopausa può esser utilizzato un inibitore dell’aromatasi) oppure con inibitori dell’aromatasi.
Proponibile anche la soppressione farmacologica con LHRH o quella chirurgica seguita dalle altre ormonoterapie.
In caso di postmenopausa il tumore della mammella precoce ER+ può essere trattato con inibitori dell’aromatasi o tamoxifene.
Che tipi di farmaci si utilizzano nella terapia ormonale
Antiestrogeni: quello utilizzato è il tamoxifene, che viene prescritto sia alle pazienti in premenopausa che in quelle in menopausa. Esistono altri antiestrogeni, utilizzati però per altre patologie femminili.
Inibitori dell’Aromatasi: i più utilizzati sono l’anastrozolo ed il letrozolo (per la loro formula chimica denominati inibitori non steroidei) nonché l’exemestase (inibitore steroideo).
Sono utilizzabili solo se presente menopausa (fisiologica, chirurgica o farmacologica) e la loro azione avviene a livello degli ormoni androgeni che sono prodotti a livello delle ghiandole surrenali.
Farmaci analoghi dell’LHRH: i più conosciuti sonoil triptorelin, il leuprolide ed il goserelin. Bloccando la produzione di ormoni da parte delle ovaie, risultano utilizzabili in fase premenopausale, con lo scopo di provocare una menopausa temporanea, reversibile dopo la sospensione del farmaco utilizzato.
Come vengono somministrati i farmaci per l’ormonoterapia
Il tamoxifene, farmaco dai diversi nomi commerciali, è presente in compresse rivestite da 10 o 20 mg.
L’anastrazolo è presente in compresse da un milligrammo, da assumere nello stesso orario, indifferentemente se prima o dopo i pasti.
Il letrozolo si presenta, invece, sotto forma di compresse rivestite da 2,5 mg (da assumersi con le stesse modalità dell’anastrazolo).
L’exemestase è presente sotto forma di compresse rivestite da 25 milligrammi, da assumersi dopo un pasto preferibilmente nella stessa ora.
Il triptorelin (prevalentemente utilizzato però nel tumore della Prostata) è disponibile in polvere e solvente per creare soluzioni iniettabili per via intramuscolare da somministrare (a seconda dei dosaggi) una volta al mese od ogni tre mesi.
Il leuprolide si presenta sotto forma di iniezione da somministrare sottocute od intramuscolare una volta al mese od ogni tre mesi.
Il goserelin, nel dosaggio di 3,6 milligrammi è utilizzabile sottocute per una somministrazione mensile, mentre in altri dosaggi trova indicazione nei tumori della Prostata.
Quanto dura la terapia ormonale per il tumore al seno
Il trattamento con il tamoxifene dura 5 anni, anche se sono attualmente in corso studi per valutare il suo utilizzo per un periodo più prolungato.
Quello con i farmaci inibitori dell’aromatasi può essere programmato per varie durate (per 2,5 anni seguiti o preceduti da tamoxifene con analoga durata oppure per 5-7 o per 10 anni).
Il trattamento con analoghi dell’LHRH può durare per mesi od anni, sulla base di una personalizzazione della terapia.
Come ci si sente durante la terapia ormonale
Nel corso della terapia ormonale sono possibili dei sintomi riconducibili ai principali effetti collaterali successivi alle singole somministrazioni, vale a dire nausea, disturbi intestinali, vampate di calore, dolori ed altri sintomi.
Effetti collaterali dell’ormonoterapia per il tumore al seno
Il tamoxifene presenta effetti collaterali prevalentemente se somministrato in epoca premenopausale, che consistono soprattutto in nausea, vomito, vampate di calore, irregolarità del ciclo mestruale con possibile ispessimento dell’endometrio (da sorvegliare nel tempo), cisti ovariche, incremento dell’appetito ecc. Meno frequenti depressione, cefalee, trombosi ecc.
Gli inibitori dell’aromatasi presentano incremento del colesterolo con possibile aumento delle patologie vascolari degenerative, nausea, stipsi, osteoporosi, vertigini ecc.
I farmaci analoghi dell’LHRH presentano effetti collaterali simili a quelli precedenti, ai quali si può aggiungere la depressione del tono dell’umore e le interferenze sulla pressione arteriosa.
Da non dimenticare la cosiddetta resistenza endocrina, con la quale si indica la assenza di risultati favorevoli con tale terapia ed una contemporanea progressione o recidiva della malattia oncologica.
Problemi di fertilità con l’ormonoterapia
Come segnalato i principali effetti collaterali della terapia ormonale sono rappresentati da sintomi correlabili ad una carenza di estrogeni, identificabili nella soppressione della funzione ormonale ovarica.
Vampate di calore, diminuzione della libido, secchezza vaginale, aumento delle mammelle ecc. possono così accompagnare un quadro clinico in cui la fertilità viene messa in pausa.
Possibilità di gravidanza dopo la terapia ormonale per il tumore al seno
Poiché i trattamenti ormonali possono interessare pazienti giovani, al termine dell’ormonoterapia, è possibile che le stesse siano interessate ad intraprendere una gravidanza una volta raggiunta l’assenza di malattia, con la ripresa della funzionalità ovarica.
La ricerca scientifica ha dimostrato che la gravidanza dopo un tumore al seno non aumenta il rischio di recidiva neoplastica dopo trattamenti con ormonoterapia.
Alcuni recenti protocolli terapeutici prevedono una temporanea sospensione dei trattamenti, un periodo di 2 anni in attesa di una gravidanza ed una successiva ripresa della terapia ormonale dopo il parto.
La dieta durante la terapia ormonale per il tumore al seno
Abbastanza recente è l’evidenza di una particolare utilità dell’associare l’ormonoterapia ad una dieta ipocalorica e povera di grassi.
Si ricorda come quest’ultima risulta già utile come una delle principali strategie preventive del tumore stesso.
Alcuni ricercatori hanno anche sottolineato i benefici di una dieta mima-digiuno, che avrebbe ridotto, in particolare, quelle proteine che favoriscono la proliferazione tumorale.
In quali casi di tumore al seno non si fa l’ormonoterapia
L’ormonoterapia non è praticabile nei casi in cui la cellula tumorale sia priva dei recettori per estrogeni e progestinici, quando cioè manca il substrato su cui gli antiestrogeni debbono agire.
Aspettative di vita con l’ormonoterapia
Il trattamento adiuvante quinquennale delle donne con carcinoma mammario positivo per i recettori degli estrogeni (ER) con tamoxifene riduce la mortalità per carcinoma mammario di circa un terzo ogni anno, indipendentemente dall’età, dall’uso della chemioterapia, dallo stato del recettore del progesterone o da altre caratteristiche del tumore.
Ulteriori riduzioni della recidiva della malattia e della mortalità, rispetto al solo tamoxifene, sono state riportate per le donne con carcinoma mammario ER positivo in post-menopausa trattate con inibitori dell’aromatasi, gravati però di maggiori effetti collaterali metabolici e vascolari.
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Autore: Dr. Marco Cantele
Terapia ormonale tumore seno – Bibliografia
Ultima modifica 1 Agosto 2023