Tumori al seno, le tipologie

Quali sono i tumori al seno meno aggressivi?

I tumori al seno sono meno aggressivi quando le cellule cancerose restano confinate nella loro sede d’origine. In questo caso non sono invasivi e vengono definiti di Stadio 0.

Questi tumori possono essere di due tipi, il carcinoma duttale in situ, una forma pre-cancerosa che ha origine dalle cellule dei dotti galattofori, i piccoli canali che portano il latte dal lobulo al capezzolo e il carcinoma lobulare in situ, che ha origine dai lobuli mammari, le ghiandole responsabili della produzione del latte.

Quali sono i tumori al seno più aggressivi?

Tra le forme di carcinoma mammario più aggressive c’è il tumore al seno triplo negativo (TNBC), uno dei più difficili da curare. È detto triplo negativo perchè non presenta recettori né per gli estrogeni, né per il progesterone, né per la proteina HER2, quindi non avendo alcun bersaglio da colpire, è quello con la mortalità più alta.

Il TNBC ha un’incidenza di circa il 15% e viene diagnosticato più frequentemente nelle donne giovani. La sopravvivenza a 5 anni ha un tasso del 12%.

Come si curano i tumori al seno ormonodipendenti?

Numerosi tumori al seno presentano sulla propria superficie cellulare recettori per gli estrogeni, per il progesterone o per entrambi gli ormoni. In questo caso si definiscono estrogeno e/o progesterone positivi (od ormono-sensibili) e gli ormoni ne stimolano la crescita.

Per i tumori ormono-sensibili si utilizzano speciali farmaci anti-ormonali, in grado di ridurre o inibire la produzione di ormoni e sopprimere l’effetto stimolante della crescita dell’ormone nelle cellule tumorali.

Cosa sono i tumori al seno HER2 positivi?

HER2 è una proteina che aiuta le cellule del tumore a crescere rapidamente. Le cellule del cancro al seno con livelli più alti del normale di questa proteina sono chiamate HER2 positive.

Il tumori HER2 positivi tendono a crescere e a diffondersi più velocemente di quelli HER2 negativi, ma hanno molte più probabilità di rispondere al trattamento, che prevede l’utilizzo di speciali anticorpi monoclonali in grado di colpire questa proteina.